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Matrimonio e Unioni civili. Il documento programmatico approvato dall’assemblea tenutasi a Venezia l’8 ottobre 2016

10 Ottobre 2016

L’assemblea dei soci e delle socie di Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, riunita a Venezia l’8 di ottobre 2016,

preso atto che

l’approvazione della Legge n. 76/2016 relativa alla “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze” ha eliminato il vuoto normativo e l’assenza completa di riconoscimento delle coppie formate da persone dello stesso sesso in cui per l’innanzi versava l’Italia,

ribadisce

che la Legge n. 76/2016, negando l’accesso al matrimonio in ragione di una caratteristica personale, qual è l’orientamento sessuale, discrimina le persone omosessuali. Segnatamente,

stigmatizza

le seguenti scelte legislative in materia di “unioni civili”:

  1. la mancata e chiara qualificazione della coppia formata da persone dello stesso sesso come “famiglia”, in palese disconoscimento e violazione di una decennale giurisprudenza delle Corti sovranazionali;
  2. la mancata equiparazione dello status dei partner uniti civilmente allo status di “coniuge”, che comporterà il sorgere di ulteriori discriminazioni, già verificatesi appena entrata in vigore la legge;
  3. la mancanza assoluta di qualsiasi riconoscimento e tutela della genitorialità della coppia formata da persone dello stesso sesso, che compromette, tra gli altri, i diritti e la sfera esistenziale dei bambini coinvolti.
  4. il difettoso coordinamento della nuova disciplina con le norme già esistenti in materia di famiglia, oltre alla indefinitezza dei diritti riconosciuti e dei relativi strumenti di tutela, che comunque si auspica vengano specificati e ampliati attraverso la decretazione attuativa.

Sottolinea

che la Legge n. 76/2016 ha collocato le coppie formate da persone dello stesso sesso in un nuovo spazio giuridico contrassegnato dalla minorità di tutele rispetto alle coppie unite in matrimonio, così incidendo negativamente anche sulla loro dignità sociale.

Ricorda

che il matrimonio contribuisce a definire l’identità personale di quanti decidono di acquisire lo status di coniugi, mentre ciò è precluso alle persone omosessuali, costrette a identificarsi come “partner” di una “formazione sociale specifica” e non come componenti di una “famiglia”.

Considerato che

il ruolo del/della professionista legale e le modalità dello svolgimento della professione forense di ciascuno/a dei/delle soci/e vanno disgiunti dalle scelte strategiche dell’Associazione e dalla partecipazione al percorso di rivendicazione del matrimonio egualitario e degli altri diritti oggi non riconosciuti dal legislatore, Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford

afferma

che la propria azione, sia sul piano culturale sia sul piano giudiziario, sarà primieramente dedicata all’ottenimento della piena eguaglianza per le persone omosessuali in ogni settore dell’ordinamento sociale e giuridico e, in particolare, nell’ambito del diritto di famiglia, in primo luogo mediante l’estensione in senso egualitario del matrimonio.

Si impegna a:

  1. ribadire in ogni sede opportuna l’importanza culturale e quindi giuridica di distinguere, anche sul piano linguistico, l’istituto matrimoniale dall’unione civile;
  2. sollecitare il legislatore e le forze politiche all’approvazione di una normativa che estenda il matrimonio a ogni persona, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, e che riconosca e garantisca diritti e tutela ai figli di coppie formate da persone dello stesso sesso;
  3. rimarcare le differenze normative tra la disciplina delle unioni civili e quella del matrimonio, al fine di superare in via interpretativa – ove possibile – tali differenze;
  4. sollecitare presso i decisori pubblici e privati un’attuazione della Legge n. 76/2016, anche attraverso una corretta applicazione del comma 20 della L. 76/2016, che limiti al massimo la possibilità che si ingenerino discriminazioni ai danni delle coppie formate da persone dello stesso sesso e dei loro figli, ricorrendo alla via giudiziaria ove tale sforzo non sortisca effetto;
  5. intensificare la propria attività culturale presso gli operatori della giustizia e la collettività tutta al fine di accrescere la consapevolezza dello stato di segregazione in cui si trovano le coppie formate da persone dello stesso sesso cui si impedisce di accedere al matrimonio;
  6. promuovere pro bono tutte quelle azioni giudiziarie pilota che possano colmare il divario tra matrimonio e unione civile rispetto ai diritti e alle tutele previste per i due istituti.

Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford