I mesi che hanno preceduto la votazione in Senato del Ddl Cirinnà hanno visto discussioni sugli aspetti più svariati del se e come approvare una legge sulle unioni civili.
Si è parlato di modelli di unioni civili, di annullamento di trascrizioni di matrimoni celebrati all’estero, si è fatto del riconoscimento delle coppie di persone dello stesso sesso uno strumento politico
, ci si è dilungati in Parlamento sull’etichetta da dare a qualsiasi amore che non ricada nel modello uomo-donna, e si è dibattuto – con estrema superficialità – sul se e come le coppie di persone dello stesso sesso debbano avere riconosciuti il diritto ad essere genitori. Nel frattempo si sono censurati libri per bambini perché’ ispirati ad una fantomatica e pericolosissima teoria del gender. Il culmine si è avuto con l’approvazione del Cirinna’ con l’eliminazione della step-parent adoption.
In tutto questo parlare e nella decisione finale presa in Senato di eliminare la step-parent adoption però qualcosa è mancato e questa mancanza rappresenta un insulto. Manca una qualsiasi attenzione ai diritti dei bambini che già in Italia hanno genitori dello stesso sesso, ai bambini LGBTI, ai bambini in generale!
Il compromesso politico sulla step-parent adoption avviene con leggerezza e poca attenzione agli obblighi che all’Italia derivano dall’avere ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia. Bisogna sottolineare che l’Italia ha ratificato la Convenzione senza riserve riguardo nessuno dei diritti riconosciuti dalla Convenzione. Una lettura attenta del testo originale della Convenzione sia in Italiano che in Inglese, mette in evidenza che la Convenzione adoperi le parole ‘genitori’ e ‘famiglia’ senza fare mai riferimento all’identità di genere o all’orientamento sessuale. Inoltre, e riguardo i rapporti genitoriali e familiari, la Convenzione non adopera la parola ‘figlio’ o ‘figlia’ ma bambino. La Convenzione non crea gerarchie tra i vari modi di essere genitori…anzi li rispetta tutti perché’ solo
rispettando le genitorialità biologiche, sociali, psicologiche in quanto tali si evitano discriminazioni tra bambini.
Dunque il compromesso politico su eliminazione della step-parent adoption e di ogni riferimento alla genitorialità comporta una violazione dei diritti di ogni bambino e bambina con genitori dello stesso sesso. In particolare, ecco alcuni dei diritti che risultano direttamente violati dal Cirinnà:
1. Diritto a non essere discriminato (articolo 2)
2. Superiore interesse (articolo 3)
3. Diritto alla protezione (articolo 4)
4. Diritto al nome (articolo 7)
5. Diritto all’identita’ (articolo 8)
6. Diritto di vivere con I genitori (articolo 9)
7. Diritto alla riunificazione/circolazione familiare (articolo 10)
8. Responsabilita’ dei genitori (articolo 18)
A questi si aggiunge l’articolo 5 della Convenzione in base al quale i Governi devono rispettare i diritti e le responsabilità delle famiglie – notare che tale articolo non fa riferimento ai genitori biologici – nel guidare i bambini e rispettare il ruolo essenziale delle famiglie nel contribuire alla crescita dei propri bambini. Inoltre, il compromesso del Cirinna’ viola tutti quei diritti, incluso i diritti successori, che derivano dall’essere parte di un nucleo familiare. Infine, se come ci hanno insegnato le leggi vengano scritte e decise dai nostri rappresentanti, dove erano allora i rappresentati delle voci di quei bambini e quelle bambine che hanno genitori dello stesso sesso? Non c’erano o non hanno neanche pensato di chiedere a quei bambini cosa pensavano? E allora altra violazione dell’articolo 12 della Convenzione.
Ma, e questo penso sia l’aspetto più drammatico, l’eliminazione della step-parent adoption dal disegno di legge crea discriminazione tra bambini stessi: tra quelli che hanno un padre ed una madre; o due mamme e due papà in paesi che riconoscono il legame omogenitoriale e i bambini Italiani figli di partner dello stesso sesso. I diritti di tali bambini e bambine con troppa superficialità, arroganza ed ignoranza sono stati violati in nome anche di una natura cui nessun trattato internazionale fa riferimento.
Maria Federica Moscati
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