Con sentenza pronunciata poco fa, il Tribunale di Forlì ha accertato la responsabilità penale, per il reato di diffamazione, di alcuni aderenti di Forza Nuova che, il 5 febbraio 2017, durante la celebrazione di un’unione civile avevano inscenato un funerale nella piazza municipale di Cesena divulgando messaggi denigratori nei confronti della coppia e di tutta la comunità LGBTIQ+.
I condannati, che avevano sfilato di fronte agli uniti civilmente ed ai loro ospiti portando in spalla una bara con l’iscrizione “Matrimoni Gay funerale d’Italia”, avevano anche affisso manifesti funebri con i quali la coppia avrebbe dato notizia della “fine della civiltà, delle nostre tradizioni, della famiglia naturale, unico cardine della nostra società e dei diritti dei bambini a crescere con una mamma ed un papà”.
Sono state quindi accolte le richieste dell’avv.ta Francesca Rupalti e dell’avv. Manuel Girola, entrambi soci di Avvocatura LGBTI- Rete Lenford, che hanno prestato assistenza alla coppia di uomini, insieme alle richieste dell’Associazione stessa, che era stata ammessa quale parte civile nel processo ed è stata assistita dall’avv. Stefano Chinotti.
Il tribunale ha condannato ciascun imputato alla pena pecuniaria di euro 2.000,00; in favore della coppia di uniti civilmente è stato riconosciuto un risarcimento del danno per complessivi euro 5.000,00; è stato poi riconosciuto, in favore di Rete Lenford, il diritto ad un risarcimento del danno quantificato in euro 1.000,00, così come per Arcigay Rimini; gli imputati, infine, sono stati condannati al pagamento delle spese di giudizio, liquidate in euro 1.800,00 in favore di ciascun componente della coppia, di Rete Lenford e di Arcigay Rimini, oltre agli accessori di legge.
Il Presidente di Avvocatura LGBTI – Rete Lenford, avv. Vincenzo Miri, commenta: “il caso portato davanti al Tribunale di Forlì avrebbe potuto sortire esiti ben più in linea con la gravità delle condotte contestate agli imputati, se la comunità LGBTIQ+ avesse goduto della tutela che il DDL Zan, oggi in attesa di essere calendarizzato per la sua discussione in Senato, intende apprestare. Il Pubblico Ministero, nel caso specifico, aveva inteso percorrere la via di un’interpretazione estensiva delle attuali norme che tutelano i crimini d’odio in ragione dei motivi razziali, etnici e religiosi, ma il Tribunale non ha potuto seguirlo e ha ripiegato, quindi, su una condanna per un reato di minor impatto sociale quale è, per l’appunto, la diffamazione. Reato che tutela la reputazione individuale, ma non i diritti e la dignità della comunità LGBTIQ+ in quanto tale. Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford auspica, pertanto, che la legge contro l’omofobia e la transfobia venga approvata quanto prima”.
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