Cassazione: il Consiglio di Stato non può valutare la legittimità delle trascrizioni dei matrimoni same sex

Le Sezioni Unite della Cassazione sul ricorso promosso da Rete Lenford: non spetta al giudice amministrativo pronunciarsi sullo status familiare e quindi sulla validità dei matrimoni contratti all’estero da coppie di persone dello stesso sesso né sulla loro trascrizione.

Molti ricorderanno le trascrizioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso fatte dal sindaco di Roma Marino (come poi altri sindaci), seguite da Rete Lenford. Per bloccare le trascrizioni e ottenere la loro cancellazione era poi intervenuta una circolare del ministro Alfano, che aveva ordinato ai prefetti di procedere con le cancellazioni.

Quella vicenda del 2014 ha determinato un lungo contenzioso portato avanti da Rete Lenford e dalle coppie interessate. Ci sono state diverse sentenze dei TAR e del Consiglio Stato. Una prima sentenza del Consiglio di Stato nel 2015 (poi smentita da due successive sentenze) aveva stabilito che i prefetti potevano procedere alla cancellazione, ma soprattutto era entrata nel merito della esistenza per il nostro ordinamento dei matrimoni same sex contratti all’estero. Però il giudice amministrativo non è competente a decidere dei diritti, soprattutto quelli fondamentali, la cui competenza è solo dei tribunali. Per questo motivo, Rete Lenford era ricorsa alle sezioni unite della Cassazione per far dichiarare l’incompetenza del giudice amministrativo (Consiglio di Stato). La Corte di Cassazione, con le sentenze nn. 16957, 16958 e 16959 pubblicate il 27.06.2018, ha dato ragione a Rete Lenford chiarendo che la legittimità delle trascrizioni attiene allo stato ed alla capacità delle persone, materie su cui può pronunciarsi solo il giudice civile. Questo per evitare il rischio di contrastanti pronunce di giudici diversi in relazione a condizioni e qualità personali di essenziale risalto nei rapporti intersoggettivi.

Quanto alla circolare di Alfano, essa era già stata annullata dai precedenti pronunciamenti amministrativi avviati da Rete Lenford. Inoltre, con riferimento alla competenza dei prefetti, la prima sentenza del Consiglio di Stato, che ieri la Cassazione ha annullato, era già stata smentita dalle due successive pronunce nel 2016 dello stesso Consiglio di Stato, che ha escluso che i prefetti abbiano il potere di alterare gli atti di stato civile. Questo orientamento del Consiglio di Stato può ritenersi ormai consolidato, ma probabilmente dovrà pronunciarsi nuovamente sullo stesso tema.

I giudizi sono stati promossi da Avvocatura per i diritti LGBTI Rete Lenford con il coordinamento dell’Avv. Mario Di Carlo e patrocinati innanzi alla Corte dalla prof. Luisa Torchia e dall’Avv. Maria Stefania Masini.

Un ringraziamento a tutte le coppie che si sono affidate a Rete Lenford e hanno avuto la forza di arrivare fino a questo punto, combattendo insieme questa lunga battaglia che non si fermerà fino a quando non riusciremo a far riconoscere la piena uguaglianza delle persone omosessuali, che – per quanto riguarda la vita familiare – include anche il riconoscimento del matrimonio egualitario.

 

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