Intervista ad Antonio Rotelli

ReteLenford.it riporta, di seguito, l’intervista rilasciata dall’avv. Antonio Rotelli al sito queerblog.it e pubblicata da Roberto Russo in data lunedì 15 aprile 2013 link

L’avvocato Antonio Rotelli è il presidente della Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBT che ha redatto i tre ddl sui diritti civili presentati dal M5S e da altri esponenti politici. Lo abbiamo intervistato.

La notizia della presentazione di alcuni disegni di legge per i diritti civili da parte del MoVimento 5 Stelle ha tenuto banco la settimana scorsa. Naturalmente l’iniziativa è lodevole e merita il nostro plauso.

Il M5S non è stato l’unico a presentare ddl sui diritti civili, come hanno fatto notare diversi commenti al post in cui davamo la notizia. Come sottolineato, alle spalle di questa iniziativa del M5S e di altre forze politiche c’è un invito della Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBT a lavorare per la parità dei diritti in Italia.

Per capire meglio i progetti di legge e per fornire informazioni corrette su quanto si è proposto, abbiamo intervistato l’avvocato Antonio Rotelli, presidente della Rete Lenford (in foto).

Nei giorni scorsi si è fatto un gran parlare dei progetti di legge sui diritti civili presentati dal M5S e si è detto che alle spalle c’è Rete Lenford. Ci può chiarire un po’ la situazione?
Abbiamo scritto tre proposte di legge, pubblicate sul sito Partecipa a far crescere l’Italia e le abbiamo rese disponibili a tutti i politici, di qualunque partito o movimento, perché siano presentate in Parlamento e possano diventare leggi dello Stato.

Il MoVimento 5 Stelle del Piemonte, nei mesi precedenti le elezioni, ci ha coinvolto in attività di informazione sui temi LGBTI in favore dei loro iscritti e simpatizzanti e ci ha anche chiesto di fornirgli proposte di legge da poter sostenere. Aggiungo che nel corso della campagna elettorale io personalmente, insieme ad altre colleghe e colleghi, siamo andati in Piemonte a spiegare ai candidati 5 Stelle i contenuti delle tre proposte di legge e abbiamo ricevuto dei buoni feedback. Abbiamo collaborato con il MoVimento 5 Stelle così come collaboriamo o vorremmo collaborare con tutti i partiti essendo il nostro ruolo di tecnici mirato a far conoscere e a spiegare il diritto e l’urgenza di legiferare (bene) a favore delle persone LGBTI.

Speriamo che l’interesse dimostrato dai parlamentari dei 5 Stelle con cui abbiamo avuto contatti si traduca in un impegno serio, così come ci auguriamo lo stesso impegno da parte dei deputati del PD, di Sinistra Ecologia e Libertà ed anche di Scelta Civica, che attualmente hanno fatto proprie le proposte di legge da noi scritte e le hanno presentate in Parlamento. Non posso ringraziare nessuna forza del centro destra perché al momento non mi risulta che ci siano loro deputati presentatori o firmatari delle proposte di legge, ma sarei ben contento se anche loro le promuovessero.

La nostra speranza era, ed è, che si crei un’alleanza trasversale favorevole all’estensione di diritti e tutele nei confronti delle persone omosessuali e transessuali. Avremmo voluto che questa alleanza si fosse espressa nella presentazione congiunta delle tre proposte di legge, ma ciò non è avvenuto. Non mi avventuro a fare considerazioni sulle ragioni politiche che non hanno ancora consentito a gruppi parlamentari diversi di lavorare insieme su obiettivi comuni, ma sono ben felice che qualche importante collaborazione ci sia stata. Posso offrire informazioni ancora provvisorie: PD e SEL alla Camera hanno presentato insieme la proposta di legge contro l’omofobia e la transfobia, a prima firma Scalfarotto per il PD e non so chi per SEL; la proposta di legge sul matrimonio, alla Camera, è stata presentata a prima firma Vendola-Zan, da una parte, e da Scalfarotto dall’altra; la proposta di legge sul cambiamento di sesso è stata presentata da Scalfarotto. Non mi risulta, ma potrei non esserne stato ancora informato, che al momento il Movimento 5 Stelle abbia presentato alla Camera le proposte di legge, mentre alcuni deputati di Scelta Civica hanno firmato sicuramente quella contro l’omofobia e la transfobia.
Al Senato, invece, le tre proposte di legge che ho citato sono state presentate dai senatori del MoVimento 5 Stelle Alberto Airola, Luis Alberto Orellana e dalla senatrice Michela Montevecchi; la proposta di legge sul matrimonio è stata presentata da SEL, con prima firmataria la senatrice De Petris; la proposta di legge sul cambiamento di sesso è stata presentata da Sergio Lo Giudice (PD).

La situazione è destinata sicuramente a evolvere e, mi auguro, che oltre a essere presentate, le proposte di legge possano anche essere velocemente trasformate in legge, sempre che l’attività parlamentare si avvii e non si debba tornare presto alle urne.

Aggiungo, infine, che i testi delle proposte di legge sono disponibili sul sito che ho indicato prima, ma non ancora su quelli della Camera e del Senato, perché pur risultando presentate non sono state ancora stampate. Questo ci consentirà anche di apportare delle modifiche ai testi delle proposte in tema di omofobia e di cambiamento di sesso, per migliorare ulteriormente il lavoro che abbiamo fatto. Ci tengo a sottolineare che per il lavoro che abbiamo svolto è stato completamente gratuito e volontario.

Addentriamoci un po’ nelle vostre proposte: la prima ha per titolo “Accesso al matrimonio da parte delle coppie formate da persone dello stesso sesso”.
La proposta di legge apre al matrimonio tra persone dello stesso sesso cercando di offrire risposte a tutte le questioni pratiche che tale apertura porrà. Ad esempio, che cosa accade in materia di cognomi? Noi abbiamo previsto che la coppia possa scegliere un cognome comune. Allo stesso modo abbiamo inserito regole per la trascrivibilità dei matrimoni contratti all’estero prima dell’entrata in vigore della legge e abbiamo regolato la complessa materia della filiazione.

Poiché temi come il cognome e la filiazione sollevano, in concreto, questioni che vanno al di là del matrimonio tra due persone dello stesso sesso e coinvolgono anche quelle di sesso opposto, abbiamo introdotto soluzioni uguali per tutti e tutte. Per tale ragione la proposta è molto articolata e in parte ambiziosa, in quanto modifica le regole in materia di cognome che fino a oggi costringono solo la moglie ad assumere il cognome del marito, oppure i figli ad avere solo il cognome del padre e non anche della madre e, infine, abbiamo modificato, in parte, la legge 40 in materia di procreazione medicalmente assistita.

Nella seconda proponete il “Contrasto all’omofobia e alla transfobia”: come?
La nostra proposta di legge continua a chiedere l’estensione della c.d. legge Mancino-Reale ai reati motivati da omofobia o transfobia. VI è però una importante novità: infatti, non si inaspriscono le pene detentive, che sono state ridotte con la riforma che la legge ha subito nel 2005, ma si rende obbligatoria la condanna alla sanzione accessoria, estendendola da un massimo di dodici settimane a un periodo tra i sei mesi e un anno. In questo modo, si intende dare sostanza al principio costituzionale che richiede che la pena sia finalizzata alla rieducazione del reo e non che questi “marcisca” in carcere, per quanto con le pene della Mancino-Reale, tranne che non si tratti di un criminale pluricondannato, nessuno finisce veramente in carcere. La sanzione accessor
ia consiste nello svolgimento di attività non retribuita a favore della collettività da parte del condannato. Tra i soggetti presso i quali predetta attività può essere svolta, sono inserite le associazioni che si occupano di tutela delle persone omosessuali e transessuali.

Infine, nella terza proposta si parla di “Modificazione dell’attribuzione di sesso”: ce la può illustrare brevemente?
La proposta elimina definitivamente l’obbligo di sottoporsi all’intervento chirurgico per poter ottenere il cambiamento di sesso. La scelta di operarsi è rimessa all’autodeterminazione della persona, nel caso in cui lo ritenga necessario per il suo equilibrio. Viene offerta la possibilità di cambiare nome anche prima dell’intervento chirurgico, laddove si decida di farlo, e viene eliminato il doppio procedimento dinanzi all’autorità giudiziaria, facendolo diventare un unico procedimento amministrativo affidato al prefetto.

Per la prima volta si inserisce un articolo che vieta l’assegnazione a un solo sesso al momento della nascita, per via chirurgica, delle persone intersessuate.

Altre disposizioni riguardano la gratuità di tutte le procedure, la modificazione dei titoli e dei documenti, la gratuità dei presidi farmaceutici e l’assistenza sanitaria.

Il Presidente della Corte Costituzionale, Franco Gallo, ha ricordato ai parlamentari italiani di lavorare per la difesa dei diritti delle coppie dello stesso sesso. Il suo appello cadrà nel vuoto?
Sin dal momento della sentenza n. 138 del 2010 della Corte costituzionale è chiaro a tutti che il tema dei diritti delle persone omosessuali non è più nel dominio del mondo del “se” intervenire, ma di quelli del “come” e “quando” intervenire. Sul “come” esiste una sola risposta ed è l’apertura del matrimonio, senza la possibilità di affidarsi a modelli alternativi, come quello tedesco, che sarebbe contrario alla dignità delle persone omosessuali e ormai anacronistico. L’introduzione di altri modelli, diversi dal matrimonio, per intenderci con un numero di diritti e doveri inferiori al matrimonio, sono possibili, ma solo nell’ottica di una riforma complessiva del diritto di famiglia che riguardi sia le coppie omosessuali che quelle eterosessuali. Si tratterebbe, quindi, di istituti che si affiancano al matrimonio, aperto anche le coppie dello stesso sesso, rappresentando un’alternativa per tutte le coppie.
Sul “quando” credo che sia evidente a tutti che il rischio sia quello di rimanere ultimi e unici, insieme alla Grecia, a non avere legiferato in materia di famiglie formate da persone dello stesso sesso, così come di lotta all’omofobia.

Se questa legislatura riesce a partire, pur nella complicazione della situazione politica, economica e istituzionale, sono sicuro che le cose cambieranno, ma non bisognerà abbassare la guardia e non ci si dovrà rassegnare ad accettare dai partiti e dai politici meno di quanto deve esserci riconosciuto: la cittadinanza piena, senza alcuna menomazione della nostra dignità personale, di quella delle nostre famiglie e dei nostri figli.

Paola Concia si augura che il prossimo paese europeo che avrà il matrimonio egualitario sia l’Italia: anche lei è così fiducioso?
L’augurio certamente ce lo dobbiamo fare, consapevoli del fatto che il matrimonio egualitario (e non altri surrogati) cambia la vita delle persone omosessuali, ma contribuisce alla trasformazione o alla demolizione di paradigmi, anche negativi, che riguardano tutta la società: incide, infatti, sullo stigma sessuale, sui ruoli di genere, sulla genitorialità.

Se il Parlamento non ci darà il matrimonio egualitario, noi continueremo a chiederlo anche ai giudici, i quali piano piano ci possono portare alla meta per un’altra strada, perché nei Paesi civili, come il nostro, non ci sono solo le leggi, ma anche il diritto e la Costituzione che ci fanno da faro.

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