Empoli. Il carcere è vuoto? Mettiamoci i transessuali

Proponiamo un articolo pubblicato il primo novembre 2008 sull’edizione cartacea del Corriere Fiorentino. L’edizione on line del giornale è disponibile qui.

 

 

L’idea che da un po’ di tempo va dicendo in giro il provveditore Giuffrida sarebbe un modo per sfruttare meglio le potenzialità del carcere di Empoli. Una struttura di oltre mille metri quadrati, su due piani, con 26 celle spaziose, una biblioteca, un’ampia sala ricreativa, un gabinetto dentistico, l’infermeria, un campo di calcetto, un ettaro di terra con ulivi, una serra e pure un’azienda agricola. Un carcere che da anni si è praticamente svuotato, tanto che la Regione prima dell’estate istituì un tavolo di emergenza e lanciò pure un appello agli altri istituti penitenziari d’Italia: cercasi detenute. È passato ormai qualche mese. La situazione non è migliorata. Il 22 ottobre scorso, nel corso di un incontro con i sindacati, la responsabile toscana delle carceri avrebbe presentato un primo piano di riorganizzazione. Piano che però dovrà essere confrontato con la Regione (è previsto un incontro il 6 novembre), che delle intenzioni della Giuffrida di fare di Empoli un carcere per soli trans, non ne è ancora venuta a conoscenza in maniera ufficiale. I sindacati, invece, hanno già le idee chiare. È stata la Uil con un comunicato, a svelare la bozza di lavoro del provveditore e gli ultimi aggiornamenti sullo stato del carcere femminile di Empoli, le Pozzale. «Fino a pochi giorni fa c’erano due detenute, ora ne dovrebbe essere rimasta solo una, perché l’altra penso sia stata scarcerata — racconta Grieco, della Uil — Il provveditore ci ha presentato la rivisitazione di alcuni istituti penitenziari della Toscana e per Empoli ha pensato di far traslocare da Sollicciano i transessuali con la garanzia della permanenza in sede del personale e anzi con l’aumento di personale maschile». Il basso numero di detenute (di cui in teoria in futuro dovrebbe farsene carico il territorio) alla casa di custodia attenuata — riservata a donne con problemi di dipendenza da stupefacenti e alcool — dipende anche dai criteri di ammissione alla struttura molto rigidi (tra cui l’età: le donne non devono avere più di 40 anni e una condanna ormai definitiva). E per questo negli uffici della Regione da tempo si sta lavorando ad un altro progetto per Empoli. Dopo la normativa nazionale che prevede il superamento degli Opg, ci saranno comunque alcuni internati, oggi a Montelupo, che non potranno essere presi in carico dai servizi territoriali. Per questo qualcuno ha pensato a Pozzale dove potrebbero trovare ospitalità una quindicina di ex internati con le guardie a fare da sorveglianza esterna e solo la parte sanitaria all’interno.

Alessio Gaggioli

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