«La decisione si è determinata per coerenza rispetto alla storia e allo Statuto dell’associazione – spiega la presidente Miryam Camilleri -. Da sempre abbiamo messo a disposizione le nostre competenze di tutti coloro che nelle istituzioni, nei partiti e nelle realtà associative, condividono il nostro stesso obiettivo. Con questa stessa disponibilità avevamo accettato l’invito del Sottosegretario Spatafora, nella speranza che fosse il segnale della volontà del Governo di cambiare rotta in merito ai diritti delle persone LGBTI. Purtroppo quanto è accaduto e quanto continua ad accadere ci ha convinti che ci sbagliavamo».
Negli stessi momenti in cui il Tavolo si costituiva, il Ministro dell’interno continuava a far avanzare il suo progetto di imporre sui documenti dei bambini l’indicazione di padre e madre, anche quando i loro genitori sono dello stesso sesso. L’11 novembre scorso, in Senato, il Ministro per la famiglia nella sua risposta all’interrogazione n. 3-00351 ha radicalmente negato il valore delle numerose sentenze di merito e di legittimità in materia di genitorialità delle persone lesbiche e gay, al cui sviluppo Rete Lenford ha notevolmente contribuito sia sul piano teorico sia sul piano giudiziario.
Secondo Miryam Camilleri «questi fatti, considerati nel loro insieme, restituiscono una visione ideologica della società che ignora i dati giuridici a partire dai principi fondamentali della nostra Costituzione e che mostra sul piano politico le reali intenzioni del Governo, espresse anche in altri ambiti».
Va ricordato, infatti, il decreto legge sicurezza che ha modificato radicalmente la disciplina dell’asilo, dell’immigrazione, dell’accoglienza e della cittadinanza, a discapito anche delle persone omosessuali in fuga da paesi che li perseguitano. Mentre i membri del Governo (in genere molto loquaci su altri temi) non hanno nulla da ridire sul disegno di legge Pillon. Un disegno di legge che reifica i bambini e annulla qualsiasi rilevanza della loro volontà in quel momento delicato che è la separazione dei genitori, in spregio alla Convenzioni internazionali che pure l’Italia ha sottoscritto.
«Sono tutte questioni – sottolinea infine l’Avvocata Camilleri – che ci riguardano in primo luogo come cittadine e cittadini che hanno a cuore la tutela dei diritti fondamentali, rispetto ai quali non si possono operare categorizzazioni. La lotta per la loro tutela ci impegna a prescindere dal fatto che siano colpite le donne, le persone migranti o le persone LGBTI».