Il 5 febbraio 2017 a Cesena, in occasione dell’unione civile tra Matteo Capacci e Marco Zaccaria, un gruppo di esponenti di Forza Nuova inscenarono il “funerale d’Italia”, con tanto di bara portata a spalle. Oggi 21 febbraio, il G.u.p. del Tribunale di Forlì, dott. De Paoli, ha deciso di rinviare a giudizio tutti gli undici imputati, tranne uno che fatto richiesta di messa alla prova, per istigazione all’odio (604 bis del Codice Penale, ex legge Mancino), fissando l’udienza collegiale per il giorno 11 settembre 2019.
«È importantissimo – sottolinea la presidente di rete Lenford, Avvocata Miryam Camilleri – che un Giudice di merito possa ora valutare l’applicabilità della legge Mancino-Reale (ora trasfuse negli articoli 604 bis e 604 ter del codice penale, sotto la nuova sezione “Dei delitti contro l’eguaglianza”), finora esclusa, in via teorica, per l’assenza nelle norme di un riferimento esplicito alla discriminazione per orientamento sessuale o identità di genere. Si tratta di un punto di partenza essenziale per riportare sotto gli occhi di tutte e tutti, magistratura e legislatore, i temi delle discriminazioni e dei reati motivati dall’odio commessi a danno delle persone LGBTI».
Oltre alle persone offese (difese dagli avvocati Francesca Rupalti e Manuel Girola, soci di Rete Lenford), è stata ammessa la costituzione di parte civile di Rete Lenford-Avvocatura per i diritti LGBTI, rappresentata dall’Avv. Stefano Chinotti, il Comune di Cesena e l’Arcigay di Rimini – Forlì – Cesena nella persona del suo presidente Marco Tonti.
«Un altro dato estremamente positivo della giornata odierna – aggiunge la presidente- è l’ammissione di Rete Lenford come parte civile, esattamente come era accaduto pochi mesi addietro nel processo contro la DeMari. Ciò conferma come ci sia uno spazio d’azione per le associazioni che, come Rete Lenford, hanno tra i fini statutari l’obiettivo specifico della lotta all’omofobia».