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Polonia. Una persona transessuale e una gay eletti deputati

20 Ottobre 2011

Le elezioni del Parlamento polacco, chiamato Assemblea nazionale, che si sono tenute lo scorso 9 ottobre, hanno portato una ventata di novità nel panorama politico polacco, anche se poco cambierà a livello di governo.

In Polonia il Parlamento dura in carica 4 anni. La Camera bassa, chiamata Sejm, è composta di 460 membri ed è eletta con un sistema proporzionale, con sbarramento al 5% (8 per le coalizioni) e una suddivisione del territorio in 41 collegi. Il Senato conta 100 membri ed è eletto con un sistema uninominale in cui risulta eletto il candidato che ottiene più voti in un unico turno.

Il partito del primo ministro in carica Donald Tusk, la Piattaforma Civica, ha perso solo 2 seggi alla Camera bassa, eleggendo 207 deputati. Ciò gli consentirà di continuare ad essere primo ministro, rinnovando l’alleanza con il Partito della Gente Polacca -partito cristiano democratico di centro e degli agricoltori-, con cui ha governato già 4 anni, i cui seggi nella Camera bassa sono scesi da 31 a 28. In Senato invece la Piattaforma Civica domina da sola con 63 membri, 3 in più della precedente legislatura.

Il partito oppositore di Tusk, Legge e Giustizia, guidato dal conservatore Jarosław Kaczyński, ex primo ministro e candidato alle passate presidenziali dopo la tragica scomparsa del suo fratello gemello, presidente della Repubblica polacca, ha invece perso 9 seggi nella Camera bassa, fermandosi a quota 157 eletti e ne ha persi 8 al Senato dove ha eletto 31 senatori.

La sorpresa di queste elezioni è stato il risultato del Movimento Palikot (Ruch Palikota) che si presentava per la prima volta alle elezioni. È riuscito ad ottenere il 10 per cento dei voti -diventato il terzo partito polacco- e ad eleggere 40 deputati nella Camera bassa, ma nessun Senatore. Questo partito che porta il nome del suo leader, Janusz Palikot, è un’assoluta novità per la Polonia. Si dichiara anticlericale, contro l’influenza della chiesa cattolica nella vita politica del Paese, a favore dei diritti degli omosessuali, della legalizzazione delle droghe leggere e dell’aborto. Palikot è un politico -considerato un po’ eccentrico- che dal 2005 è stato deputato della Piattaforma Civica, all’interno della quale  aveva sempre sostenuto la necessità di portare avanti politiche a favore delle minoranze, come quella omosessuale, ma dalla quale alla fine è stato espulso a causa delle ricorrente invettive -anche particolarmente forti- contro i fratelli  Kaczyński.
Gran parte del successo elettorale del Movimento Palikot è avvenuto a danno del partito dell’Alleanza Democratica di Sinistra che ha perso ben 26 deputati nella Camera bassa, eleggendone solo 27 e nessun senatore.

Il risultato conseguito da Palikot ha tuttavia consentito la prima elezione in Polonia di una parlamentare transessuale, Anna Grodzka, e di uno gay, Robert Biedron, entrambi da sempre attivi nelle campagne di difesa dei diritti LGBT.
La sensazione che si riceve da questa elezione è che qualcosa nell’opinione pubblica polacca sta cambiando e inietta speranze nella comunità LGBT e in tutti coloro che sono a favore dei diritti umani. Certo ci piacerebbe arrivare presto – in Polonia, come in ogni altro Paese- in un’epoca in cui l’elezione al Parlamento di una persona omosessuale, etero o transessuale non faccia più scalpore, perché è certo che non sono l’orientamento sessuale e l’identità di genere a poter essere un metro per misurare il merito di una persona. Tuttavia l’omofobia e la transfobia ricorrenti soprattutto a livello istituzionale e l’assenza di leggi che riconoscano i diritti delle persone lgbt e delle famiglie omosessuali indicano che la strada da percorrere è ancora lunga.

In Polonia Donald Tusk ha espresso finora una politica di centro-destra, liberista in campo economico e convintamente europeista, cercando al contempo in politica estera di migliorare i rapporti con Russia e Germania. Queste politiche lo hanno portato spesso in contrasto con il defunto presidente Kaczyński, che non ha lesinato di fare uso del suo potere di veto su molte delle sue iniziative di riforma legislativa e costituzionale nei più svariati settori, dall’agricoltura, alle pensioni, al sistema radiotelevisivo. Probabilmente anche grazie alle politiche di Tusk, la Polonia continua ad essere uno dei pochi paesi europei a non essere caduto in recessione.
Su molti temi, tuttavia, dall’aborto ai diritti delle persone omosessuali, la politica del primo ministro Tusk è stata conservatrice tanto quanto quella dei fratelli Kaczyński, anche se sono mancati gli eccessi di questi ultimi che rifiutavano l’approvazione della Carta di Nizza perché includeva il divieto di discriminare una persona a causa del suo orientamento sessuale. C’è da dire che durante l’ultima campagna elettorale Tusk ha dichiarato testualmente: “E’ prossimo il tempo in cui le unioni civili per le persone omosessuali saranno accettabili per la maggioranza in Parlamento e tra i cittadini polacchi”, e ancora: “Non tollero gli omofobi, neanche nel mio partito”.

Anna Grodzka, 57 anni, e Robert Biedron, 35, sono stati entrambi per anni politicamente attivi nell’Alleanza Democratica di Sinistra.

Anna Grodzka, sposata con una donna e con un figlio, ha completato il percorso di riassegnazione di attribuzione di sesso nel 2010 sottoponendosi ad un intervento chirurgico in Tailandia, con il supporto dell’associazione Trans-Fuzja di cui è fondatrice e presidente.
Ha ottenuto 19,451 voti nel distretto elettorale Cracovia II, nel sud della città, ritenuto un po’ un feudo cattolico perché qui è stato parroco Giovanni Paolo II.
Negli articoli scritti su di lei dalla stampa si legge che è la prima persona transessuale in Europa ad essere stata eletta in un Parlamento, mentre la prima persona transgender è stata l’italiana Vladimir Luxuria.
La prima persona transessuale al mondo ad essere stata eletta membro di un parlamento è stata, invece, Georgina Beyer in Nuova Zelanda negli anni novanta del novecento.

Robert Biedron, membro del direttivo di KPH, Campagna contro l’omofobia, ha ottenuto 16,919 voti nel distretto di Gdynia, nel nord della Polonia. A causa del suo coinvolgimento in uno scontro a Varsavia con dei giovani di un’associazione giovanile dell’ultra-destra, durante la festa dell’Indipendenza polacca del 2010, ha attualmente un processo penale in corso che potrebbe concludersi per lui con la condanna ad un anno di carcere per assalto ad un poliziotto.

Un interessante commento alle elezioni polacche si può leggere sul sito de La Stampa nel suo blog Vatican Insider.