Login

Signup

Il Tar Lazio annulla la circolare di Alfano che imponeva la cancellazione della trascrizione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero e dichiara illegittimo l’operato dei Prefetti

9 Marzo 2015

tarlazioIl Tar Lazio si è pronunciato sul ricorso presentato dalla coppie omosessuali il cui matrimonio estero era stato trascritto dal sindaco Marino nei Registri di Stato civile del Comune di Roma e successivamente “annullato” d’imperio dal Prefetto, su ordine del Ministero dell’Interno. Il Tribunale amministrativo, accogliendo il ricorso promosso dalle coppie romane assistite da Rete Lenford con gli avvocati Mario Di Carlo, Maria Stefania Masini e la Prof.ssa Luisa Torchia, ha annullato la circolare del Ministro Alfano ed i provvedimenti con cui il prefetto di Roma ha cancellato le trascrizioni.

I giudici del Tar Lazio hanno riconosciuto che il Ministero dell’Interno e le Prefetture non hanno il potere di intervenire sulle trascrizioni, nei Registri dello Stato civile, di matrimoni contratti da persone dello stesso sesso, celebrati all’estero e che che tale facoltà è riservata ai Tribunali ordinari.
Si tratta di una sentenza destinata ad avere un peso considerevole: il Ministro Alfano ha preso un’iniziativa grave, che non gli competeva, di chiara matrice politica” dichiara la Presidente di Rete Lenford Maria Grazia Sangalli “ usurpando le prerogative di un altro organo. Spetterà ora ai Giudici ordinari stabilire se le trascrizioni operate dai Sindaci siano a meno legittime. Noi crediamo che lo siano, come ha confermato di recente il Tribunale di Grosseto con una pronuncia ben argomentata, e per questo andremo avanti con la nostra azione giudiziaria a sostegno delle coppie”.
Il TAR del Lazio ha ristabilito lo Stato di diritto ed il principio della separazione dei poteri” dichiarano gli avvocati Di Carlo, Masini e Torchia, del collegio difensivo “Il Ministro non può abusare dei suoi poteri, tanto meno per fermare una grande battaglia di civiltà. I sindaci italiani e le coppie che sono dovute andare all’estero per sposarsi hanno lanciato al Parlamento italiano una domanda di giustizia e di civiltà a cui si deve dare una risposta, non la si può zittire con un atto d’imperio“.